CELESTINO ABITO' QUI (2°)
Da allora, la concezione benedettina e "occidentale" (monaci sempre al lavoro, monasteri operosi proprietari di greggi di terre, la montagna vista come "deserto" da riscattare e colonizzare) è stata compresente sulla Maiella con quella "orientale" (monaci isolati o raccolti in piccoli cenobi, sempre in preghiera e povertà negli angoli più selvaggi dei monti). Ma perché la Maiella? Oggi
lontana dalle vie più importanti, era in passato a portata di mano sia per chi veniva dalla strada più comoda tra l'Adriatico e Roma, quella per le Gole di Popoli, sia per chi percorreva la via dall' Aquila a Napoli attraverso Sulmona. La vicinanza dell'Adriatico inoltre permetteva contatti con la Grecia e l'Oriente. La struttura degli eremi riflette le due concezioni di cui parlavamo. I maggiori, come Santo Spirito o San Martino in Valle, erano dei veri e propri monasteri senza troppi problemi di accesso.
Altri, soprattutto quelli aggrappati alle rocce dell'Orfento, sono romitori isolati, luoghi di preghiera lontani dalle tentazioni del mondo. Un po' ovunque, le cenge vertiginose, le scalinate intagliate nella pietra, i microscopici giardini sospesi sono una straordinaria lezione sulla capacità dei religiosi di adattarsi all'ambiente. I monaci, qui, però, non sono stati soli. Accanto a loro, per obbligo o per scelta, hanno vissuto fuorilegge e pastori, che hanno lasciato firme, scritte e croci sulle rocce e nelle grotte della montagnola: "Di Felice Berardino di San Vito ", Teramo, nato nel 1901. Per sfortuna capitato su questa montagna. " Se vado libero mai più", dice una delle scritte della Tavola dei Briganti, un lastrone affacciato dall'alto sull'Orfento. "Nel 1820 nacque Vittorio Emanuele re d'Italia. Prima era il regno, dei fiori, oggi è il regno della miseria!" ,spiega l'iscrizione. vicina. In una grotta a poche centinaia di metri dalla Tavola si nascose per anni Antonio Di Sciascio, il bandito più feroce, secondo i Piemontesi, della storia del massiccio. Per catturare lui e i suoi compagni, le truppe del Regno costruirono un fortino, il Blockhaus, sui 2.142 metri di una vetta vicina. Oggi sulla Maiella i pastori sono in via di estinzione e
i fuorilegge sono spariti da tempo. L'orso e il lupo si cono ripresi da soli, l'uomo invece ha fatto ritornare il camoscio e il cervo. Le rocce dell'Orfento hanno visto, tra gli anni Settanta e Ottanta, la sconfitta di altri e più pericolosi "briganti", coloro che volevano costruire strade, skilift, alberghi, parcheggi fin sulle cime più alte. In nome di un turismo nuovo e rispettoso si riscoprono invece gli eremi, si segnano i sentieri di accesso, si pubblicano libri su Celestino e i suoi luoghi. È un fenomeno importante, condiviso dai responsabili del Parco, che merita di andare avanti e consente ai visitatori di oggi un contatto, oltre che con la natura, con l'anima più profonda dell' Abruzzo. L'importante, però, è che non si esageri. Compiuto nei primi anni Novanta con una motivazione teoricamente corretta, quella di rendere nuovamente vivibile il sito, il restauro di Santo Spirito a Maiella ha cancellato l'antica magia dei luoghi. Altrove sono state costruite ringhiere e scale d'accesso inutili, si sono moltiplicati i cartelli e i segnavia. Il Giubileo che si avvicina può far pensare a nuovi interventi. Invece le cose devono restare come sono. Straordinaria e fragile, la bellezza dei luoghi cari a Fra Pietro non tollera manomissioni eccessive.
I principali Eremi e come raggiungerli Sant'Onofrio al Morrone: Si Trova a 20 minuti dal posteggio del Tempio dedicato ad Ercole Curino. S. Pietro al Morrone: Ridotto a pochi ruderi, vi si arriva in un'ora e mezza dal rifugio Casa delle Vacche. S.Spirito a Maiella: Oggetto di un discutibile restauro, si raggiunge da Roccamorice per una strada asfaltata di 8,5 Km.. Informazioni sull'apertura al 085 8572132 S.Bartolomeo di Legio: A 20 minuti dalla strada per S. Spirito a Maiella; il sentiero inizia poco oltre il bivio per la Maielletta accanto ad uno stazzo. S.Giovanni all'Orfento: Si sale da Decontra al posteggio che precede la Piana Grande e si prosegue a piedi per l'uno o l'altro dei due sentieri segnati. S.Onofrio di Serramonacesca: Dal paese ci si dirige verso l'abbazia di S.Liberatore a Maiella, si piega a destra passando ai piedi di castel Menardo e poi a sinistra fino a un piazzale. Un viottolo porta in 20 minuti all'eremo. Le Grotte del Colle: Il sentiero di accesso si raggiunge in 3 chilometri da Pretoro o Rapino, circa 30 minuti di cammino. S.Martino in Valle: I ruderi dell'abbazia si raggiungono da Fara S.Martino. Si segue la sterrata verso la montagna e si attraversa a piedi una gola rocciosa. Grotta di S.Angelo di Palombaro: Dal paese si sale verso la montagna fino a un posteggio all'ingresso della Riserva da cui un breve sentiero porta alla Grotta. Grotta S.Angelo di Lama dei Peligni: Si raggiunge in circa un'ora e mezza di salita dall'area faunistica del camoscio. La Madonna dell'Altare: Si raggiunge con una deviazione asfaltata dalla statale 84.
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